Foto di Lach, John D (Wikimedia)
In un post precedente abbiamo parlato di Henry Kissinger e della negoziazione. In questo post invece parleremo di un’altra figura, questa volta femminile, che è stata definita una pioniera delle teorie dell’organizzazione e del comportamento organizzativo: Mary Parker Follett.
Nata nel 1868, studiò in quello che sarebbe diventato il Radcliffe College, ossia la sezione femminile dell’Harvard College che all’epoca era un’istituzione unicamente maschile. Mary Paker Follett, si occupò dapprima di temi riguardanti il governo e la democrazia per poi, con una serie di scritti e di discorsi sul management, gettare le basi del pensiero moderno sulle teorie organizzative e la pubblica amministrazione.
Nell’analisi dei conflitti, Mary Parker Follett illustra come i metodi basati sull’integrazione siano superiori a quelli basati sulla forza e sul compromesso. Infatti, nel suo scritto “The Psychology of Consent and Participation”, raccolto in un volume intitolato Dynamic Administration: The Collected Papers of Mary Parker Follett (Early Sociology of Management and Organizations), possiamo leggere: “There are three ways of dealing with difference: domination, compromise, and integration. By domination only one side gets what it wants; by compromise neither side gets what it wants; by integration we find a way by which both sides may get what they wish.” (Trad.: Ci sono tre modi per affrontare le differenze: il dominio, il compromesso e l’integrazione. Con il dominio solamente una parte ottiene quello che desidera; con il compromesso nessuna delle parti ottiene ciò che vuole; mentre con l’integrazione troviamo un modo con il quale entrambe le parti possono ottenere ciò che si prefiggono.)
Riprendendo il Dilemma del Prigioniero, possiamo pensare che quando solo uno dei prigionieri confessa (dominio) uno solo evita di finire in prigione, quando entrambi confessano (compromesso) nessuno dei due evita la prigione e, infine solamente quando riescono a integrare i loro interessi ed entrambi non confessano riescono ad ottenere il risultato migliore per tutti e due.
Se pensiamo che l’approccio della negoziazione integrativa che, secondo questo articolo di Russel Korobkin, fu delineato nel 1965 da Walton e McKersie nel testo A Behavioral Theory of Labor Negotiations ed ha assunto un ruolo centrale per la negoziazione con la pubblicazione di Getting to Yes di Fisher e Ury nel 1981, non possiamo non riconoscere l’importanza del pensiero e del contributo di Mary Parker Follett negli anni ’20 del secolo scorso.
Infine un’ultima riflessione: è curioso come un articolo dal titolo “The Psychology of Consent and Participation” sia presentato in un volume che ha come sottotitolo Early Sociology of Management and Organizations; forse anche in questo caso l’integrazione (tra discipline) permetterebbe di raggiungere risultati migliori di quelli che si ottengono con una visione miope in cui le discipline cercano di dominare una sull’altra.
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Ugo Merlone
Professore Ordinario
Dipartimento di Psicologia, Università di Torino
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