
Secondo The Guardian, Il 19 Aprile 2004 si dimise Judith Boynton, direttore finanziario della Shell, in seguito ad una inchiesta che asseriva che la compagnia aveva gonfiato i dati sulle riserve di petrolio e di gas naturale. Anche se secondo un altro sito sembrerebbe che Judith Boynton sia stata in realtà licenziata, le ragioni non paiono essere tanto differenti. Infatti, da questo articolo del quotidiano La Repubblica risulterebbe che la Shell abbia utilizzato la pratica di gonfiare i dati sulle sue riserve fin dal 2002. Dal rapporto di Rob Arnott, pubblicato dall’Oxford Institute for Energy Studies, si evince che i dati riguardanti le riserve costituiscono la principale fonte di informazione per analizzare, dal punto di vista finanziario, quali sono state le performance e quali sono le prospettive future delle compagnie petrolifere. Risulta quindi evidente che aver manipolato queste informazioni assume una gravità enorme dal punto di vista delle conseguenze oltre che dal punto di vista etico. Judith Boynton non fu l’unica a dover rassegnare le dimissioni, anche il direttore dalla produzione e delle esplorazioni di Shell, Walter Van de Vijver, e il presidente della compagnia, Philip Watts persero il posto. La gravità dei fatti e l’entità delle conseguenze infatti furono tali da fare balzare alla ribalta la Shell sui principali giornali finanziari.
Questa crisi è importante per chi si occupa di negoziazione in quanto William Ury nel suo testo The Power of a Positive No, interpreta la vicenda come un esempio in cui i tre approcci errati che utilizziamo quando non riusciamo a dire di no si sono combinati. Infatti, secondo Ury, dapprima nessuno era stato in grado di dire di no alle insistenti richieste da parte del presidente di Shell di considerare nelle riserve ogni barile di petrolio estratto (accontentare). Poi, in seguito, gli attacchi tra il presidente ed il direttore della produzione erano culminati con una e-mail di Walter Van de Vijver in cui quest’ultimo diceva “I am becoming sick and tired about lying” (attaccare). E, sempre secondo l’interpretazione di Ury, il tutto avveniva mentre il direttore finanziario, Judith Boynton, evitava di prendere una posizione al riguardo sperando che il problema si risolvesse da sé (evitare).
Forse, tenuto conto del fatto che delle conseguenze di quella vicenda si leggeva ancora a distanza di dieci anni, sarebbe stato meglio aver saputo dire di no nel modo corretto subito.
Aggiungo una curiosità, la fotografia rappresenta un giocattolo LEGO dei primi anni settanta. Per anni la LEGO e la Shell sono state partner in una collaborazione che risaliva agli anni sessanta. Ma tale collaborazione è stata interrotta nel 2014 in seguito alla campagna di Greenpeace contro le trivellazioni dell’artico da parte della Shell.
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Ugo Merlone
Professore Associato
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