La Brexit dal punto di vista della negoziazione nel contesto delle relazioni internazionali

La Brexit dal punto di vista della negoziazione nel contesto delle relazioni internazionali

Pubblicato il: 15 Aprile 2019-Categorie: Attualità-

Secondo James K. Sebenius, R. Nicholas Burns e Robert H. Mnookin, la negoziazione riferita al contesto delle relazioni internazionali viene spesso considerata come un sottoinsieme della diplomazia e della politica estera. Se cerchiamo alcune definizioni della negoziazione riferita alle relazioni internazionali, possiamo trovare interessanti spunti di riflessione. Per esempio, secondo Ikle (1964) la negoziazione è “un processo in cui proposte esplicite vengono presentate verosimilmente con lo scopo di raggiungere un accordo riguardo ad uno scambio, o per il raggiungimento di un obiettivo comune, quando vi sono interessi contrastanti”. Possiamo trovare un’altra interessante definizione di negoziazione nel volume di Zartman e Berman (1982); secondo questi autori la negoziazione è “un processo in cui valutazioni divergenti vengono combinate per raggiungere una decisione concordata; tale processo è basato sull’idea che ci siano opportuni passi, sequenze, comportamenti e tattiche che possono essere identificati e utilizzati al fine di migliorare lo svolgimento delle negoziazioni ed incrementare le possibilità di successo” (1982, p.2).Queste due definizioni vengono confrontate e discusse in Iragorri (2003) e per entrambe, coerentemente con quanto affermano Sebenius, Burns e Mnookin, un negoziatore deve almeno “avere in mente, come obiettivo, un accordo tra parti che spesso vedono le cose in modo diverso ed hanno interessi contrastanti” (2018, p.XXX). In numerose occasioni abbiamo discusso su come il Regno Unito non sia stato in grado di presentarsi come una parte monolitica nelle negoziazioni svolte per cercare di raggiungere un accordo sulla Brexit. Leggendo queste definizioni è abbastanza evidente che se una parte (frammentata) non è in grado di porsi un accordo come possibile obiettivo, allora non sarà neppure in grado di raggiungere un accordo che sia accettabile per tutte le sue componenti e infine, che ogni accordo eventualmente raggiunto è suscettibile di essere respinto da una o più delle stesse componenti. Tutto ciò non suona vagamente familiare a quanto è accaduto finora con la Brexit? Viene spontaneo chiedersi se i negoziatori del Regno Unito si siano domandati se un possibile accordo accettabile per il Parlamento britannico potesse esistere prima di sedersi al tavolo negoziale con l’Unione Europea.

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