Le negoziazioni di COP26

Le negoziazioni di COP26

Pubblicato il: 17 Novembre 2021-Categorie: Attualità-
COP26

Immagine: UNFCCC flickr account sotto licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 2.0.

Il 13 novembre si è ufficialmente conclusa la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, meglio nota come COP26 e di cui abbiamo sentito parlare nelle scorse settimane. La Conferenza è ufficialmente iniziata il 31 ottobre a Glasgow e le aspettative che fosse un’occasione di cambiamento di rotta per gli equilibri climatici del nostro pianeta erano alte. Sul sito della conferenza troviamo una sezione dedicata alla Negoziazione e per due settimane quasi ogni giorno abbiamo sentito parlare della conferenza e delle negoziazioni che si sono tenute. Nonostante ciò i risultati di queste due settimane di negoziati sono stati inferiori alle aspettative.

Come abbiamo detto la COP26 è stata la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021. Per quasi tre decenni le Nazioni Unite hanno riunito quasi tutti i paesi della terra nei vertici globali sul clima – chiamati COP – ossia “Conferenza delle parti”. In questo arco di tempo i cambiamenti climatici sono passati dall’essere una questione marginale a una priorità globale. Tuttavia, se leggiamo un documento del 1992: “la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici“, possiamo vedere che diversi temi quali gli “effetti negativi dei cambiamenti climatici”, le “emissioni” o i “gas serra”, che ora sono al centro del dibattito, erano già specificatamente citati quasi trent’anni fa.

Tra gli obiettivi dichiarati per la COP26 troviamo:

  1. Azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C,
  2. Adattarsi per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali,
  3. Mobilitare i finanziamenti,
  4. Collaborare.

Tutti questi obiettivi sono fondamentali ma il primo oltre ad assumere un significato simbolico, era l’obiettivo che si riteneva più importante al fine di prevenire diversi disastri come l’innalzamento del livello del mare e numerosi altri rischi.

Uno dei motivi che rendono complesse queste negoziazioni è dato dal numero dei partecipanti: le 197 Parti dell’UNFCCC. In effetti numerosi esperti si aspettavano che queste negoziazioni sarebbero state difficili e avrebbero presentato enormi sfide. Tra le ragioni della difficoltà di questo compito vi è il fatto che il controllo del clima si configura come un dilemma sociale. I dilemmi sociali sono situazioni in cui si crea un conflitto tra gli interessi dell’individuo e gli interessi della collettività. E se ci focalizziamo considerando l’inquinamento, i governanti di ogni nazione hanno l’incentivo economico a inquinare, poiché il controllo delle emissioni è costoso, e, al contempo, sperare che gli altri controllino le proprie emissioni. Dato il numero di parti coinvolte abbiamo una situazione che pur assomigliando al dilemma del prigioniero, che coinvolge solo due giocatori, in realtà ne coinvolge 197: più correttamente ci troviamo di fronte ad un dilemma del prigioniero a N-persone. La difficoltà di trovare un accordo vincolante in queste situazioni è enorme e non a caso la conferenza è stata prolungata di un giorno in più per cercare di trovare un accordo.

Dopo il risultato deludente della COP 26 si attende già la prossima COP che si terrà in Egitto con l’importante dichiarazione del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi di lavorare per rendere la conferenza “un punto di svolta radicale negli sforzi internazionali per il clima in coordinamento con tutte le parti, a beneficio dell’Africa e del mondo intero”. Non sono mancate critiche sulla scelta dell’Egitto come sede della prossima COP soprattutto alla luce della scarsa attenzione per i diritti civili, si vedano ad esempio il caso Regeni e Zacki. I negoziati sul clima non sono finiti e purtroppo assisteremo ad altri disastri naturali, che ci ricorderanno le opportunità di accordo mancate durante la COP26.

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