
Il Third Party Funding, ossia il finanziamento del contenzioso (giudiziale o arbitrale) da parte di un terzo, risulta una pratica abbastanza diffusa in alcuni paesi, e recentemente sta suscitando interesse anche in Italia. Infatti, per esempio, cercando su google.it “Third Party Funding Italia” si ottengono circa 15.800.000 risultati.
Il Third Party Funding detto anche contratto di finanziamento della lite si può definire come “un contratto stipulato tra un finanziatore e il titolare di un diritto azionabile in giudizio mediante il quale il finanziatore si accolla i costi e il rischio dell’esito negativo di un processo giurisdizionale o arbitrale (inclusa la condanna al pagamento delle spese processuali a favore della controparte), trattenendo in cambio, solo in caso di esito vittorioso del giudizio, una percentuale di quanto concretamente incamerato dalla parte finanziata”. Questa pratica è utilizzata in diversi paesi e sebbene nell’UE il ricorso ad esso sia rimasto finora limitato, si prevede che svolgerà un ruolo crescente in futuro poiché la richiesta di finanziamenti da parte di terzi sembra essere in aumento in Europa.
I costi per intraprendere un procedimento legale sono notoriamente alti e, almeno negli ultimi anni, se ne è osservata una ulteriore crescita che ha superato l’inflazione, per queste ragioni procedere per via legale sta diventato sempre più rischioso. Al contrario i contratti di finanziamento delle liti non solo si propongono di permettere l’accesso alla giustizia a coloro che non abbiano i mezzi ma può venire anche utilizzato per offrire ai possibili ricorrenti e ai legali un ulteriore strumento. Inoltre, secondo uno studio del Parlamento Europeo, si prevede che il Third Party Litigation Funding assumerà un ruolo sempre più importante dovuto all’aumento dei contenziosi legati al clima ed alle questioni ambientali oltre a quelli legati alla pandemia COVID-19.
Anche per le imprese è importante poter avviare azioni legali nei casi meritori evitando gli oneri e i rischi sia negli arbitrati che nei contenziosi articolati su più gradi di giudizio. Inoltre, secondo alcuni, questo strumento potrebbe rivelarsi utile per promuovere l’accesso alla giustizia nelle class action. Al di là degli aspetti interessanti è necessario esaminare alcune criticità insite nel Third Party Funding, criticità che possono dar luogo a conflitti di interesse. Tra questi alcuni ritengono che l’essere a conoscenza che una delle parti ha fatto ricorso al finanziamento da parte di terzi possa influenzare non solo la scelta delle strategie procedurali ma anche l’esito del procedimento; per una prima discussione degli aspetti critici del Third Party Litigation Funding ci si può riferire allo studio del Parlamento Europeo citato sopra. Oltre a questi aspetti vi sono poi considerazioni economiche, per esempio secondo un contributo di Olivier Marquais e Alain Grec la percentuale delle liti finanziate è bassa (5%), ciò è dovuto non solo a considerazioni riguardo la probabilità di successo ma anche a considerazioni economiche.
Per una formalizzazione del Third Party Litigation Funding che permetta di inquadrarlo nella prospettiva del certo equivalente e per determinarne le condizioni nei termini di “rilevante consistenza economica” si può fare riferimento al mio recente articolo scritto con Matteo Lupano e disponibile in forma gratuita per un tempo limitato.
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Ugo Merlone
Professore Ordinario
Dipartimento di Psicologia, Università di Torino
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