Una negoziazione che potrebbe risultare lose-lose

Una negoziazione che potrebbe risultare lose-lose

Pubblicato il: 13 Febbraio 2023-Categorie: Attualità-

Secondo il New York Times al momento la negoziazione per ottenere il rimborso degli anticipi pagati per le forniture annullate dei vaccini COVID-19 destinati ai paesi poveri non stanno andando nel verso sperato: le aziende farmaceutiche finora hanno rifiutato di rimborsare tali anticipi. Anche se in base ai contratti le aziende non sono obbligate a restituire gli anticipi che Gavi ha dato loro per prenotare vaccini che alla fine sono stati cancellati, tenuto conto dei profitti realizzati dalle case farmaceutiche e come questo denaro potrebbe essere utilizzato per altre iniziative di sanità pubblica, questi rifiuti non aiutano a promuovere l’immagine delle aziende farmaceutiche.

Gavi è un’organizzazione internazionale, fondata nel 2000, che mette insieme sia settori pubblici che privati proponendosi di salvare vite umane attraverso un uso equo e sostenibile dei vaccini. Questa organizzazione non governativa ha sede a Ginevra ed utilizza i fondi di donatori quali il governo degli Stati Uniti e la Bill and Melinda Gates Foundation per rendere possibili le campagne di vaccinazione infantile nei paesi a basso reddito.

All’inizio della pandemia, con una delle più grandi mobilitazioni di finanziamenti umanitari di sempre, Gavi ha ricevuto il mandato di acquistare le dosi di vaccini Covid per i paesi in via di sviluppo e ha iniziato le trattative con i produttori di vaccini. Nel 2021 sotto l’amministrazione Biden il governo americano ha offerto il proprio supporto alla COVAX’s Advance Market Commitment. Questa collaborazione si proponeva a livello globale di accelerare lo sviluppo, la produzione e un accesso equo ai test, ai trattamenti e ai vaccini COVID-19 in modo da poter riaprire le scuole e le attività in sicurezza il prima possibile.

In seguito al calo di richieste ed al fatto che alcuni paesi incontrano difficoltà a consegnare le dosi, Gavi ha dovuto annullare diversi ordini e ha cercato di ottenere la restituzione degli acconti pagati. Secondo il New York Times, Gavi ha raggiunto accordi con alcune case farmaceutiche, tuttavia con Johnson & Johnson le trattative non stanno andando bene poiché la società sta ora chiedendo a Gavi di pagare un importo aggiuntivo, non reso noto, per le dosi che l’azienda ha prodotto comunque nonostante Gavi avesse comunicato che non erano più necessarie.

Tenuto conto dei profitti realizzati dai produttori di vaccini Covid e la crescente resistenza a effettuare i richiami, l’apparire avidi non è la strategia migliore per i produttori di vaccini; inoltre questo atteggiamento potrebbe persino rischiare di far aumentare le resistenze alla vaccinazione. Tutto ciò sarebbe deleterio per tutti noi in quanto è risaputo che i vaccini hanno fatto la differenza nel salvare vite. Riuscire a non restituire gli anticipi sarebbe, nel breve periodo, un risultato win-lose per le case farmaceutiche ma si rivelerebbe, nel lungo periodo, un risultato lose-lose perché le somme di denaro non restituite non potrebbero essere utilizzate per altre campagne umanitarie e l’immagine delle case farmaceutiche peggiorerebbe ulteriormente.

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Ugo Merlone
Professore Associato
Dipartimento di Psicologia, Università di Torino
ugo.merlone@unito.it
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