
La frase “Victory has a thousand fathers, but defeat is an orphan” che tradotta letteralmente suona “la vittoria ha cento padri, ma la sconfitta è orfana” viene attribuita al Presidente John F. Kennedy e fu pronunciata durante la conferenza stampa con cui il Presidente americano, il 21 aprile 1961, si addossò la responsabilità del fallimentodello sbarco nella Baia dei Porci, sulle coste cubane.
Tuttavia la frase in oggetto sembrerebbe essere attribuita più precisamente a Galeazzo Ciano. Infatti lo stesso Presidente Kennedy antepone a questa frase “There is an old saying that” anche se non ricordava esattamente dove l’avesse sentita. Per una analisi delle origini di questa frase si può consultare il testo di Ralph Keyes. In realtà nell’Agricola di Publio Cornelio Tacito possiamo leggere “Iniquissima haec bellorum condicio est: prospera omnes sibi vendicant, adversa uni imputantur” che possiamo tradurre “è una peculiarità singolare della guerra che il credito del successo sia rivendicato da tutti, mentre un disastro venga attribuito ad uno solo” .
Soffermandoci sulla versione di Tacito verrebbe da dire che il fallimento è orfano fino a quando non si trova un capro espiatorio. Questo è ciò che sembra accadere ora dopo che i parlamentari del Regno Unito hanno respinto per la terza volta l’accordo sulla Brexit sottoscritto da Theresa May con l’Unione Europea.
Quello che accadrà ora non è chiaro, e diverse opzioni sembrano essere disponibili:
- no deal;
- uscita dall’Unione Europea con l’accordo sottoscritto da Theresa May;
- rinegoziazione dell’accordo con l’Unione Europea;
- un nuovo referendum;
- elezioni generali nel Regno Unito;
- un nuovo voto di sfiducia;
- no Brexit.
Qualunque cosa succederà, un articolo del New York Times con il titolo “Is Theresa May the Worst Politician Ever?” riferisce quanto riportato da un politico che ha trascorso numerosi anni di attività al fianco di Theresa May. Secondo quanto scritto “quest’ultima non ha mai capito il concetto di negoziazione. Aspetta semplicemente che l’altra parte ceda, mentre invece, con la maggior parte delle persone si entra in una stanza e si dice di aver bisogno di X, l’altro ha bisogno di Y, e alla fine, insieme, si arriva a Z. La negoziazione è un processo iterativo, un compromesso. Ma lei non agisce così.”
In effetti, le cose non sempre vanno a finire come desideriamo. La prossima volta che il risultato sarà diverso da quanto previsto, assicuriamoci di non offrire la nostra (in)capacità di negoziazione come capro espiatorio. Ragione in più per essere sempre pronti a negoziare al meglio.
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Ugo Merlone
Professore Ordinario
Dipartimento di Psicologia, Università di Torino
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