Mai perdere una negoziazione

Mai perdere una negoziazione

Pubblicato il: 6 Gennaio 2020-Categorie: Attualità-

Dopo che Donald J. Trump ha ordinato l’attacco aereo che ha ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani, il suo primo commento è stato un tweet: “L’Iran non ha mai vinto una guerra, ma non ha mai perso una negoziazione”. Diversi commentatori pensano che questo attacco non sia stata una mossa ben ponderata. Ad esempio, Susan E. Rice, scrive sul New York Times, che la decisione dell’uccisione del generale Suleimani non è stata una mossa saggia dal punto di vista strategico.

Altri giornali, come il Washington Post, non sono così pessimisti sulle conseguenze dell’attentato in termini dei futuri negoziati con l’Iran. Tuttavia, Robert Satloff mette in guardia sul fatto che, affinché le future trattative con l’Iran possano avere successo, sarebbe necessaria una diplomazia attenta, agile, con pochi proclami (leggi: tweet), caratterizzata dalla massima discrezione con piani d’azione strutturati nei dettagli che coinvolgano gli alleati europei e del Medio Oriente.

Un aspetto interessante è che, secondo l’Independent, nel 2011 Trump aveva affermato che Obama avrebbe iniziato una guerra con l’Iran con lo scopo di essere rieletto; ora, alla luce dei fatti attuali, questa affermazione ha un che di ironico.

Infine occorre ricordare che la maggior parte dei commentatori del Belfer Center for Science and International Affairs di Harvard non sembra essere così ottimista riguardo agli effetti immediati ed ai futuri sviluppi derivanti dall’azione di Trump.

Al di là delle diverse interpretazioni, l’atto di Trump è un esempio di negoziazione tacita. Secondo Leigh Thompson le negoziazioni tacite sono quelle in cui “i negoziatori pur essendo interdipendenti rispetto ai risultati, prendono decisioni indipendenti”. In effetti, secondo Thomas C. Schelling, “la contrattazione può essere esplicita, come quando si offre una concessione, oppure può essere effettuata in modo tacito, come quando si occupa o si evacua un territorio strategico”. In questo senso, l’uccisione di Qassem Soleimani può essere interpretata come un (forte) atto di negoziazione tacita. Tuttavia, sebbene stiamo parlando di negoziazione tacita, anche per questo tipo di negoziazione rimane essenziale una corretta impostazione. Infatti, secondo David Lax e James Sebenius, prima di agire è importante adoperarsi per garantire che le giuste parti siano state coinvolte nella giusta sequenza, per affrontare le giuste questioni che coinvolgono il giusto insieme di interessi.

Tenendo conto delle analisi di illustri esperti e studiosi presentate sopra, risulta chiaro che anche se alcune decisioni devono per forza essere prese rapidamente, non sembra che, in questo caso, i delicati equilibri che caratterizzano la situazione nel Medio Oriente siano stati adeguatamente considerati prima di effettuare questa mossa. A questo punto è imperativo che le successive fasi della negoziazione, sia esplicita che tacita, debbano essere pianificate con cura.

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Ugo Merlone
Professore Associato
Dipartimento di Psicologia, Università di Torino
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