Brexit, e ora?

Brexit, e ora?

Pubblicato il: 21 Gennaio 2019-Categorie: Attualità-

Dopo che lo scorso 15 gennaio la Camera dei Comuni britannica ha votato e ha bocciato l’accordo con la UE per l’uscita della Gran Bretagna, il primo ministro Theresa May è riuscita a superare un voto di sfiducia. Il Regno Unito lascerà l’Unione europea il 29 marzo 2019 come conseguenza del fatto che il 29 marzo 2017 Theresa May aveva consegnato una notifica al presidente del Consiglio dell’UE, Donald Tusk, ai sensi dell’articolo 50 del trattato di Lisbona.Secondo BBC NEWS, a questo punto il Primo Ministro Theresa May ed il Regno Unito si trovano di fronte a diversi possibili scenari. Esaminiamone alcuni cercando di capire dove avranno luogo le trattative implicite in ciascuno di essi. Osserviamo infatti che in ogni scenario vi è una divergenza di vedute su come affrontare la situazione che si è venuta a creare.

  1. Nessun accordo. Se non succede nient’altro, quello che accadrebbe è una Brexit senza accordo. Le opinioni sull’opzione “no deal” sono diverse; in ogni caso probabilmente avremo sia all’interno del Regno Unito che all’interno dell’Unione Europea parti che cercheranno un accordo per scongiurare le conseguenze peggiori del “no-deal”.
  2. Secondo voto nella Camera dei Comuni: il governo potrebbe grosso modo riproporre lo stesso accordo raggiunto con l’Unione Europea. In questo caso la trattativa sarebbe tra Theresa May e la Camera dei Comuni.
  3. Rinegoziazione dell’accordo raggiunto con l’Unione Europea. Il governo potrebbe proporre di negoziare un nuovo accordo Brexit. In questo caso il tavolo delle trattative si avrebbe tra Theresa May e l’Unione Europea.
  4. Indire un nuovo referendum. Il governo potrebbe decidere di indire un nuovo referendum. In questo caso il tutto avverrebbe all’interno del Regno Unito.
  5. Indire le elezioni generali. Theresa May potrebbe decidere che la soluzione migliore per uscire dall’impasse sarebbe quella di indire elezioni anticipate per ottenere un mandato politico a sostegno del suo accordo. Come nel caso precedente, il dibattito sarebbe all’interno del Regno Unito.
  6. Un nuovo voto di sfiducia. In qualunque momento ilaburisti potrebbero presentare una nuova mozione di sfiducia. Se il governo vincesse, sarebbe in una posizione più forte per perseguire il suo piano. Anche in questo caso il tutto avverrebbe all’interno del Regno Unito.
  7. Il governo prende il controllo. Secondo la normale procedura parlamentare, il governo controlla in generale gli affari della Camera dei Comuni, ovvero i punti in discussione. Ciò renderebbe difficile per i deputati dell’opposizione stabilire l’agenda. Di nuovo il contrasto sarebbe localizzato all’internodel Regno Unito.
  8. La Corte di giustizia europea ha stabilito che sarebbe legale per il Regno Unito revocare unilateralmente l’articolo 50 per annullare la Brexit (senza la necessità di un accordo tra gli altri 27 paesi dell’UE). Perché ciò accada occorrerebbe riuscire a trovare, ancora una volta, un accordo nel Regno Unito.

Sembra evidente che la parola chiave sia la monoliticità delle parti; infatti nella maggior parte degli scenari contemplati il Regno Unito rimane diviso. Probabilmente uno dei motivi per cui in questi scenari il dibattito si svolgerebbe all’interno del Regno Unito è che tutto è iniziato con il referendum sulla Brexit in cui il Regno Unito aveva scelto di abbandonare l’Unione Europea con una maggioranza del 52% e del 48% di contrari. La scelta di uscire dall’Unione Europea aveva ottenuto la maggioranza dei voti in Inghilterra e nel Galles, mentre la Scozia si era espressa per rimanere. Con questi risultati, era già ben chiaro che nelle future negoziazioni il Regno Unito non avrebbe potuto essere una parte monolitica. E visti i numeri dell’esito del referendum ed il livello di polemica raggiunto ora sembra difficile pensare che si riesca ad ottenere una maggioranza su una delle alternative.

Condividi questo articolo
Torna in cima